Penso che molti, come me, siano rimasti inizialmente un po’ sorpresi dalla elezione al pontificato del...
Bilancio dell’ultimo anno di lavoro del servizio diocesano Tutela minori

Il Servizio diocesano per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili, sorto in diocesi a Treviso, nel dicembre del 2021, ha tra i suoi compiti specifici quello di offrire consulenza a istituzioni, organizzazioni e associazioni diocesane sulle tematiche e problematiche concernenti la tutela dei minori. Proprio nell’ultimo incontro dell’équipe, lo scorso mese, è stato condiviso dalla referente, Lucia Boranga, la soddisfazione per tutte le riunioni avute in questo periodo in cui è stato possibile spiegare le buone prassi, oggetto anche di un volumetto e di una serie di video, e indicare procedure corrette quando si ha a che fare con minori.
Dottoressa Boranga, può tracciarci un bilancio di questo ultimo anno del Servizio diocesano tutela minori e adulti vulnerabili?
È senz’altro positivo e conferma che è sempre più conosciuto, fruito e apprezzato.
Quali sono gli aspetti positivi degli incontri che ha avuto in questo periodo?
Sono molti. Innanzitutto, sempre accoglienza vera, non formale. Ciò che ci guida sin dall’inizio è l’essere grati per tutto il buono e il bello che c’è e che si fa in diocesi. Contemporaneamente ci formiamo tutti per prevenire situazioni, prassi e relazioni non conformi al Vangelo, dentro le realtà di questo nostro tempo così complesso. Personalmente ho conosciuto tantissime persone che hanno arricchito me e il Servizio stesso. Anche la dottoressa Nadia Battajon, che ha il delicato ruolo di responsabile del Centro di ascolto, può testimoniare quanto sia arricchente la fiducia che ci viene data. Grazie, quindi, a chi ci ha già interpellati e a chi lo farà in futuro per chiedere ascolto, consulenza, formazione.
Ci sono settori che non sono ancora stati raggiunti dalle “buone prassi”?
Sono stati raggiunti un po’ tutti i settori della pastorale, soprattutto quella che concerne le buone prassi con i minori e i giovani. Continueremo perché non si tratta di esserci con iniziative magari visibili, ma a intermittenza. E poiché il Servizio è trasversale, contiamo di sviluppare anche la tutela degli adulti vulnerabili - tutti possiamo vivere delle fasi di maggior vulnerabilità - che significa passare dalle buone prassi alle buone relazioni, rispettose della coscienza di ciascuno.
Il corso “Chiesa e tutela minori” avrà una novità nel prossimo anno.
Sì, il corso è stato avviato nel 2020 - a meno di un anno dalla “Vos estis lux mundi” di papa Francesco - da don Donato Pavone, uno dei primissimi corsi in Italia. Da Vicario per il clero mi ha passato il testimone e il corso dal prossimo anno accademico sarà esteso non solo ai seminaristi, ma anche agli studenti laici dell’Istituto teologico “Giuseppe Toniolo”.
Gli strumenti messi a disposizione per la formazione sono utilizzati in diocesi, ma non solo. Che richieste ha in questo senso?
Grazie alla fiducia del Vescovo abbiamo avuto anche i mezzi concreti per un sito autonomo, una pubblicazione cartacea e una serie di video sulle buone prassi utili ai nostri adolescenti e giovani volontari. Questi video immediati e concreti sono liberamente fruibili sul canale YouTube della diocesi e i feedback ricevuti vanno oltre la nostra diocesi. Le vicine diocesi di Adria-Rovigo e Vittorio Veneto ci hanno chiesto contributi formativi e la Cei, attraverso il Servizio nazionale, ci ha chiesto di far parte della commissione che si occuperà dell’educazione all’affettività e sessualità dei minori e dei giovani. Infine, da tre anni si tiene in Vaticano l’International safeguarding conference, cui il nostro Servizio contribuisce con studio, osservazioni, proposte.