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M’illumino d’impegno: 150 ragazzi e ragazze a servizio dei più fragili
16/02/2024

“M’illumino d’impegno, perché la felicità è far felici gli altri!”: è questo il titolo della proposta svoltasi tra il 9, 10 e 11 febbraio che ha visto la partecipazione di 150 giovani della Diocesi. Il weekend, organizzato della Pastorale giovanile e dalla Caritas, aveva come scopo quello di far vivere ai ragazzi l’esperienza del servizio per e con i poveri, gli anziani, le persone con disabilità, migranti e senza dimora, nelle realtà di volontariato presenti sul territorio.

Don Paolo Slompo, direttore della Pastorale giovanile, sottolinea che si tratta “davvero di un segnale forte. Abbiamo addirittura dovuto chiudere le iscrizioni perché avevamo raggiunto il tetto massimo di posti disponibili nelle strutture ed è stato un dispiacere, perché penso sia un’esperienza davvero importante per ogni ragazzo e ragazza poter incontrare una persona nella fragilità. Il nostro obiettivo era quello di aiutare i giovani a stare, a entrare in relazione, in situazioni che a volte pensano lontane. Venerdì sono arrivati in Seminario ragazzi da tutta la Diocesi per vivere questi tre giorni insieme, abbiamo cenato e abbiamo fatto un «risiko della pace», dove ciascuno doveva barattare ciò che possedeva per ottenere ciò di cui aveva bisogno. Per le Nazioni ricche è stato facile, mentre chi viveva in continenti poveri ha trovato un ostacolo, ma l’obiettivo era promuovere la pace e il dialogo. Sabato i ragazzi sono partiti molto presto per raggiungere le strutture che li hanno ospitati, a Treviso ma anche a Castelfranco, Padova, San Donà... ognuno ha vissuto un’esperienza di servizio in contesti di fragilità”. Sabato sera si è tenuta la veglia sulla pace e domenica mattina hanno vissuto una verifica per riflettere su ciò che hanno sperimentato. L’esperienza si è poi conclusa con la messa presieduta dal Vescovo e il pranzo comunitario. Mons. Tomasi, commentando il Vangelo di Gesù che tocca il lebbroso, ha sottolineato che anche oggi serve il coraggio di toccare, con delicatezza, la fragilità e che proprio dalla cura delle relazioni si costruisce la pace.

“Ogni anno questa enorme risposta ci sorprende, si sente sempre dire che i giovani non partecipano, non frequentano, eppure li troviamo qui, a scegliere una esperienza impegnativa di tre giorni - aggiunge don Paolo -. Forse abbiamo un metro di misura sbagliato, contiamo sempre chi viene a messa, chi partecipa alle occasioni «ufficiali», ma in questa partecipazione scopriamo il bisogno di profondità di questi ragazzi e ragazze e il volto di una nuova Chiesa orientata al servizio”. Al termine del primo giorno di servizio abbiamo intervistato alcuni dei partecipanti. Ecco le loro voci:

Emma Marie ha 16 anni, frequenta la parrocchia del Sacro Cuore di Treviso e racconta: “Alla cena dei popoli, la prima sera, abbiamo conosciuto le differenti situazioni nel mondo. Sabato ci siamo divisi in 30 realtà per aiutare le persone disabili, gli anziani, i senzatetto, e per insegnare italiano. Io sono andata in una casa di riposo e in una associazione che propone attività a persone disabili. Un’occasione preziosa per uscire dalla propria bolla e mettersi a disposizione degli altri. Basta davvero poco per fare la differenza, come dedicare del tempo alle persone che hanno solo bisogno di raccontare le proprie difficoltà. Mi sono trovata davanti a persone genuine. E’ bastato ascoltare, ma è stato un modo per andare incontro e conoscere differenti situazioni. Sono realtà che sembrano distanti, però sono molto vicine”.

Marta, che frequenta la stessa parrocchia di Emma, prosegue: “Ho 16 anni e ho scelto di fare questa esperienza per aprire il mio cuore a nuove emozioni e per vedere il vero mondo intorno a noi. Sabato ho aiutato la comunità Emmaus al mercatino dell’usato e mi sono stupita della dedizione dei volontari che accolgono e introducono al mondo del lavoro persone che hanno subito sofferenze e violenza. Il pomeriggio sono andata alla comunità Quadrifoglio per disabili e ho scoperto il coraggio di persone che non si fermano di fronte alle difficoltà: un esempio di forza e tenacia”.

Emanuele, dalla parrocchia di Sant’Andrea, racconta di essere stato “con altri sei ragazzi in un centro anziani dove abbiamo animato un po’ la mattinata e poi il pomeriggio ci siamo diretti a Padova dove abbiamo fatto servizio con il Gruppone missionario. Ho scoperto che, pur avendo a disposizione poco tempo, si possono fare tante cose. Ho scoperto quanto è bello aiutare e stare con gli altri e come piccoli gesti possano fare la differenza”.

Giulia, della stessa parrocchia di Emanuele, aggiunge: “Sono stata in una comunità per parkinsoniani; è stato molto toccante scoprire come per loro la malattia non sia qualcosa da odiare, ma faccia parte della loro storia. Il pomeriggio siamo stati in una comunità gestita da alcune suore che fanno accoglienza e siamo andati in coppia a visitare le persone povere, maltrattate, sole. Certi gesti che sembrano scontati per noi, sono davvero importanti per altri. Fare qualcosa di concreto, come il servizio, ti riempie il cuore e ho scoperto che non deve essere per forza qualcosa di organizzato, ma può essere anche andare a trovare una persona, chiacchierare o semplicemente ascoltare”.

Tommaso, della parrocchia del Duomo, ritiene che “con poco impegno e piccoli gesti abbiamo fatto la differenza. Anche se magari non ci si aspetta niente, si esce sempre con un bagaglio di emozioni e di esperienza. Non mi aspettavo fossimo così tanti ed è stato bello fare amicizia e vivere questa esperienza con tanti ragazzi”.

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