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João Luiz Pozzobon, il filo della santità

Papa Leone XIV ha autorizzato la Congregazione per le Cause dei santi a promulgare i decreti relativi alle virtù eroiche del servo di Dio João Luiz Pozzobon, diacono permanente e padre di famiglia, nato e vissuto nello Stato di Rio Grande do Sul, discendente di una famiglia di Padernello

Un filo lungo di fede cristiana capace di attraversare i continenti e le generazioni. È la storia di un discendente di emigranti trevigiani, partiti a fine Ottocento da Padernello per cercare fortuna nel sud del Brasile, che lo scorso 20 giugno in Vaticano è stato proclamato venerabile.

Papa Leone XIV ha infatti autorizzato la Congregazione per le Cause dei santi a promulgare i decreti relativi alle virtù eroiche del servo di Dio João Luiz Pozzobon, diacono permanente e padre di famiglia, nato e vissuto nello Stato di Rio Grande do Sul. E la Congregazione sta anche esaminando un possibile miracolo attribuito all’intercessione di Pozzobon, con un processo avviato a febbraio, e attualmente in una fase preliminare.

Si sa che tanti discendenti di emigranti italiani, in Paesi dell’America Latina come altrove, sono riusciti a farsi onore e a distinguersi laddove la loro famiglia ha messo radici, nei campi più diversi: nel mondo imprenditoriale, culturale, politico. Ad esempio, un altro discendente dei Pozzobon emigrati da Padernello nel Rio Grande do Sul, Jorge, è stato sindaco per due mandati, fino al gennaio scorso, della città di Santa Maria, residenza ultima di João Luiz, che conta oltre 270 mila abitanti. E tanti sono anche i vescovi, i sacerdoti e i religiosi di origine italiana. Ora, tra i discendenti di emigranti italiani, c’è anche un venerabile. È una storia simile a quella di tante altre famiglie che furono “smembrate” dal fenomeno dell’emigrazione in America in quel periodo, a cavallo tra Ottocento e Novecento. Nel 1877 dalla folta famiglia dei Pozzobon, residenti a Padernello, decisero di partire due fratelli, Fiorino e Ferdinando, che attraversarono l’oceano Atlantico a bordo di navi stracariche e dovettero patire fatiche e tribolazioni per riuscire a metter su casa e famiglia nel lontano Rio Grande do Sul. João Luiz, nato nel 1904, era uno dei loro nipoti. E la storia familiare racconta che la nonna affrontò il viaggio incinta di suo padre, che nacque proprio nel giorno dell’arrivo alla Quarta Colonia.

A Padernello, i lontani parenti di João Luiz vennero a conoscenza della sua storia e di quella del ramo brasiliano della famiglia oltre una trentina di anni fa, quando giunse in paese una piccola delegazione del Comune di Sao João do Polesine guidata dalla sindaca, che volle visitare Padernello, incontrare i parenti, raccogliere informazioni riguardo alla storia della famiglia in vista dell’avvio della causa di beatificazione del loro cittadino illustre a motivo della fede fervente e delle tante opere di carità.

Quella di João Luiz è una storia “ricca” e abbastanza originale. Intorno ai 12 anni egli manifestò i primi segni della sua vocazione alla vita di preghiera e di fede. Nel 1928 sposò Teresa Maria Turcato - anche lei di origini venete -, che gli diede due figli, morendo di tubercolosi nel 1933. João Luiz si risposò con Vittoria Maria Filippetto, dalla quale ebbe altri cinque figli, avviando con lei un negozio di generi alimentari.

La sua vita ebbe una svolta decisiva quando conobbe il movimento di Schoenstatt, che nel secondo dopoguerra aveva inviato in America Latina le prime suore missionarie. Nel 1950 aderì al movimento dando inizio a una intensa attività apostolica. Nel 1959 diede vita alla “Campagna per la preghiera del rosario”, una iniziativa innovativa che prevedeva l’uso delle “Piccole Madonne pellegrine”, condotte presso gruppi di famiglie che, a turno, le ospitavano nelle loro case, favorendo la preghiera e la comunione spirituale. Un movimento che coinvolge tutt’oggi migliaia di famiglie in varie parti del mondo.

João Luiz estese questa sua missione anche agli ospedali, alle carceri, ai luoghi di lavoro e alle scuole, visitandone circa 300 all’anno e la proseguì per 35 anni percorrendo, con la pesante icona sulle spalle, circa 140 mila chilometri a piedi, un dato eclatante che è diventato anche il titolo di uno dei libri scritti su di lui.

Nel 1954 diede avvio alla costruzione della “Vila Nobre de la Caridade”, il Villaggio nobile della Carità, con 14 casette dove ospitare gratuitamente famiglie povere. La carità fu da lui praticata in maniera assidua e costante, nei confronti dei malati, degli anziani, di coloro che erano costretti a letto, dei bambini. Per sua iniziativa furono costruite anche diverse cappelle per formare comunità locali e recitare il rosario; e vennero eretti 43 eremi dedicati alla Madonna.

Nel 1972 venne ordinato diacono e nel 1979, rimasto nuovamente vedovo, si recò in Germania, per visitare il santuario di Schoenstatt, e a Roma.

João Luiz morì giusto 40 anni fa, il 27 giugno 1985, investito da un autobus mentre al mattino presto, in un giorno di fitta nebbia, si recava a messa come ogni mattina.

Il processo di canonizzazione fu aperto nell’arcidiocesi di Santa Maria nel 1994 e si concluse nel 2009, con la documentazione fatta pervenire alla Congregazione per le Cause dei Santi, a Roma, per l’avvio dell’iter.

A lui nel 2022 è stata intitolata una scuola dell’infanzia, a Santa Maria.

La casa in cui visse João Luiz è diventata oggi un museo, meta continua di visitatori richiamati dalla fama di santità, desiderosi di conoscere la storia di questo discendente di emigranti trevigiani che si definiva “povero diacono e pellegrino della Madre” o anche l’“asinello di Maria”. Lui che seppe incarnare appieno la fede cristiana al modo degli avi trevigiani, umilmente, con una particolare devozione mariana, praticando la carità in modo concreto, senza risparmiarsi.

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