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L’Africa rapisce il cuore





Trent’anni, una laurea in Economia sociale in tasca e da sempre una grande curiosità di vedere il mondo. Giulia Agnolin, trevigiana doc, è appena partita per la sua terza missione in Africa: dopo Marocco e Sud Sudan, il Cuamm l’ha portata in Etiopia per seguire la parte amministrativa dei progetti in corso. Con il sogno nel cassetto del Sud America, per il quale stava per partire con il Servizio civile universale, il destino l’ha invece portata in Africa: “Non avevo particolari aspettative sull’Africa, ma appena ho cominciato a scoprire questo continente così pieno di diversità, l’ho sempre ricercato - racconta Giulia -, la semplicità con cui si vive qui è qualcosa che non puoi trovare altrove, e che mi manca quando torno in Italia”.
Destino giramondo
Dalla scuola superiore a Treviso, poi a Venezia per la laurea triennale, quindi a Forlì per la magistrale, infine il doppio diploma di laurea con l’Università di Valencia; forse hanno avuto un ruolo anche i racconti di quei due lontani “zii” missionari in Africa, ma la curiosità di ampliare i propri orizzonti, scoprire il mondo e aiutare il prossimo Giulia sembra averli scritti nel dna. “Ho trascorso un anno a Rabat con il servizio civile di Ovci - La nostra famiglia, un contesto molto diverso da quelli che ho conosciuto prima, ma anche da quelli che ho conosciuto dopo. Con Ovci ho seguito progetti di educazione inclusiva e sulla disabilità, ad esempio la ristrutturazione di scuole per renderle accessibili, attività di formazione per insegnanti per integrare i ragazzi con disabilità, ecc.”. Da qui un destino scritto nella cooperazione internazionale: sempre con Ovci è partita poco dopo per un progetto di un anno e mezzo in Sud Sudan, dove si occupava sempre della gestione amministrativa in toto, dai progetti alle risorse umane.
Tre mesi di pausa
Giulia è rientrata dal Sud Sudan ad aprile 2025, e già a metà luglio è approdata in Etiopia con il Cuamm. I tre mesi trascorsi a casa, a Treviso, le hanno dato molto da riflettere: “È difficile stare in Italia (e soprattutto a Treviso) una volta che ti abitui a certe dinamiche e modi di vivere. È difficile ritrovare la stessa tranquillità, rilassatezza e facilità delle relazioni con le persone che puoi avere in Africa. Ho l’impressione che la gente di Treviso pensi sempre di più al proprio, non ci sono sorrisi per strada, è più difficile trovare persone che ti diano una mano senza che tu chieda niente. Certo, vivere la città in Sud Sudan non è semplice in termini di sicurezza e c’è sempre un’iniziale diffidenza, cercano di capire chi sei... Ma, poi, quando entri in relazione con le persone, è interessante scoprirle gentili e calorose”, racconta Giulia. Pronta a partire per la nuova avventura, aggiunge: “La sfida di ricostruire una routine fa sempre paura. Ma aver già stretto tante relazioni in giro per il mondo aiuta ad accogliere la novità con il cuore aperto. Sicuramente serve avere un rapporto solido anche con se stessi, saper portare metaforicamente con sé la propria casa ovunque ci si trovi”.
Il progetto con il Cuamm
Gambella ha accolto Giulia solo da pochissimi giorni e le prime impressioni confermano le aspettative: “Sono in mezzo al nulla, però l’accoglienza è stata fantastica”, racconta con l’entusiasmo nella voce. “I colleghi mi hanno portata in giro a mangiare offrendo pranzo e cena: ho provato a evitarlo, ma non si può, perché l’ospite è sacro. L’Etiopia mi conferma il bello di questo continente: anche se hanno poco o nulla, le persone vogliono sempre offrirti qualcosa”. La cooperante trevigiana starà nella regione occidentale dell’Etiopia per otto mesi, lavorando nel settore amministrativo nei progetti di Medici con l’Africa Cuamm. L’area, nella quale l’organizzazione è attiva dal 2016 (da 40 anni invece in Etiopia), è svantaggiata sul piano economico e sanitario, e segnata da un massiccio afflusso di profughi dal Sud Sudan, che ne ha raddoppiato la popolazione. Gli ultimi anni, inoltre, sono stati caratterizzati dagli effetti diretti e indiretti del conflitto nel nord, che ha devastato una parte del Paese causando forti flussi migratori interni. “La sfida è restare accanto alla popolazione, concentrata all’84% nelle aree rurali, nelle sue battaglie quotidiane” spiegano dal Cuamm. Giulia, in particolare, seguirà un progetto “d’emergenza” a supporto della gestione di due Health Post, legati proprio ai campi profughi, mentre un altro la vedrà attiva in due Health Center attorno al capoluogo. Giustamente è ancora presto per pensare al rientro a Treviso, ma di una cosa sembra abbastanza certa: “Mi piacerebbe avere il modo di restituire queste esperienze e raccontare ai trevigiani che cosa si può trovare in Africa. Anche se sono un po’ pessimista e temo che non ci siano molte orecchie interessate a vernirmi ad ascoltare”.