Indubbiamente, quello che ci appare nel racconto è un Gesù umano, compassionevole e misericordioso verso...
L’ordinazione diaconale di tre giovani, gioia grande per la nostra diocesi



“Seguimi!”: è stato il semplice, potente invito evangelico a risuonare con forza nella cattedrale di Treviso, sabato 3 maggio, durante la solenne celebrazione eucaristica con il rito di ordinazione diaconale di Maurizio Castellan, Luca Fecchio e Francesco Tesser, studenti del Seminario diocesano. A pronunciarlo è stato il vescovo, mons. Michele Tomasi, che ha costruito l’omelia attorno a questa parola, rivolta da Gesù a Pietro e, oggi, ai tre nuovi diaconi, ma anche all’intera assemblea.
“Pietro, seguimi. E tu Maurizio, seguimi. E tu Luca, seguimi. E tu Francesco, seguimi. E poi tu, e tu... ciascuno e ciascuna di noi oda questa chiamata: seguimi”, ha detto il vescovo, in una cattedrale gremita di famigliari, amici e parrocchiani giunti da Onigo, Santa Maria di Sala e Marcon, paesi di origine dei tre giovani, oggi in servizio pastorale rispettivamente a Scorzè, Spinea e Camposampiero, comunità tutte presenti.
“Non aspirate a nulla di meno”
Durante la messa, concelebrata da numerosi sacerdoti e anche dal vescovo emerito di Punta Arenas (Cile), mons. Bernardo Bastres Florence, in Italia per un pellegrinaggio giubilare, il vescovo Michele ha richiamato la figura di Pietro che, pur avendo rinnegato il Signore, ha trovato in Lui perdono, forza, missione. La missione di “pascere il popolo di Gesù, di prendersi cura di ogni persona immersa nella morte e risurrezione di Gesù il Cristo, di ogni battezzato, di tutta la Chiesa”.
“Seguimi!”: è lo stesso invito, ha spiegato il Vescovo, che oggi interpella Maurizio, Luca e Francesco, una chiamata al servizio, alla dedizione radicale, alla testimonianza. “Oggi, carissimi, è una tappa importante per la vostra vita - ha sottolineato mons. Tomasi -. Cambieranno alcune cose per voi: inizierete a consacrare la vostra esistenza al servizio, in aiuto dell’ordine sacerdotale a servizio del popolo cristiano, mediante l’imposizione delle mie mani. In aiuto di altri, a servizio di tutti, mai servendosi di qualcuno. Con umiltà e carità. Incomincerete ad annunziare il mistero della fede, con le parole e con le opere, secondo il Vangelo e la tradizione della Chiesa. Accoglierete il celibato come segno della vostra totale dedizione a Cristo Signore, custodendo ogni giorno della vostra vita questo impegno per il Regno dei Cieli, a servizio di Dio e degli uomini. Sarete uomini di preghiera. Messi a contatto con il Corpo e il Sangue di Cristo sull’altare, conformerete a Lui tutta la vostra vita”. Un’esistenza trasformata, conformata a Cristo servo, in modo che “nel vostro servizio i fratelli e le sorelle riceveranno il servizio stesso di Cristo”. Un cammino impegnativo, certo, ma “dalla forza della Risurrezione di Cristo, viene la forza di obbedire a Dio, di diventare testimonianza mite e coraggiosa del Vangelo”. “E se in tutte le parole che ci stiamo dicendo sentirete la voce di Cristo che vi chiama a seguirlo, non abbiate paura - l’invito del Vescovo -, troverete con Lui, nella Chiesa, la pienezza della gioia, pur nelle prove e nella fatica, persino nella testimonianza, nel martirio. Se sentirete la sua voce che continua e continuerà a chiamarvi nel cammino dietro a Lui, sarete nel suo stesso Amore, mai abbandonati, mai soli”. Nel rito di ordinazione, il vescovo ha invocato lo Spirito Santo sui tre candidati, perché siano “pieni di ogni virtù: sinceri nella carità, premurosi verso i poveri e i deboli, umili nel loro servizio, retti e puri di cuore, vigilanti e fedeli nello spirito”. Un’identità che si costruisce nel tempo, con l’aiuto di Dio e il sostegno della Chiesa, una risposta che dura tutta la vita. L’omelia si è conclusa con un appello caloroso: “Non aspirate a nulla di meno, non accontentatevi di nulla di meno, non cercate nulla di meno”. Perché solo rispondendo con coraggio a quella voce che dice “seguimi”, si può scoprire la vera gioia e la libertà del dono.