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La testimonianza di don Mattia Gardin: cosa significa diventare prete oggi?

Dio scommette su di noi

In questo tempo di preparazione all’ordinazione sacerdotale vedo scorrere di fronte a me tutta la mia storia e vicenda vocazionale. Scopro come nei fatti della mia vita ci sia la mano del Signore Gesù. Nasce spontaneo un sentimento di gratitudine per la presenza di Dio, per ciò che Egli sta compiendo nella mia vita. Sono meravigliato e sorpreso di come Lui conduca la mia vita, lo ringrazio della cura e pazienza che ha nei miei confronti, lo ringrazio per il grande dono del sacerdozio.

Insomma, lo ringrazio perché nella concretezza della mia storia e della mia vita, si è fatto presente. Diamo qualche coordinata di questa storia! Sono don Mattia Gardin, ho 29 anni e sono originario della parrocchia di Liedolo di S. Zenone degli Ezzelini, dove vive la mia famiglia: mio papà Denis, mia mamma Roberta, i miei fratelli Jacopo e Filippo. Nella mia parrocchia, fin dall’inizio della mia esistenza, mi sono sentito voluto bene dal Signore. Il rapporto, poi, con il mio parroco, ha fatto nascere in me il desiderio di “vivere da prete”. Un’intuizione nata nella normalità della vita parrocchiale. Ricordo la gioia che sperimentavo, vedendo concretamente come il mio parroco si prendesse cura della mia parrocchia di origine, di noi ragazzini, coinvolgendoci con il catechismo, il coro dei bambini, il gioco, la liturgia e i momenti di preghiera.

Liedolo è una parrocchia della diocesi di Padova, di per sé. Una parrocchia, però, che negli anni della mia infanzia e adolescenza molto collaborava con la vicina S. Zenone. Ed è stato proprio un mio carissimo amico di scuola di S. Zenone a propormi i gruppi vocazionali del Seminario, che ho frequentato fin da subito.

In prima superiore ho scelto di entrare in Comunità giovanile. Mi colpiva che i seminaristi si trattassero come fratelli tra di loro - sentivo che si chiamavano così - comprendendo che avrei trovato un luogo dove crescere nell’amicizia con il Signore, e con altri ragazzi miei coetanei dove continuare la ricerca della mia vocazione; in un ambiente bello, ma non esente dalle sfide che l’adolescenza consegna a ognuno di noi.

Terminate le scuole superiori (dove mi sono diplomato come Meccatronico all’Itis di Treviso), ho proseguito la mia ricerca vocazionale in Comunità teologica dove, dopo il secondo anno, ho iniziato un’esperienza di tirocinio: prima a “La Nostra Famiglia” a S. Maria del Rovere, e poi alla cooperativa “Il Grillo” a Zelarino.

Scrivevo all’inizio di come nel mio cuore ci sia una profonda gratitudine nel vedere che la mia vita è abitata dal Signore. Questa gioia la gusto, proprio, a partire da una domanda che, negli anni, ha accompagnato il mio cammino, e che in questi giorni torna fuori in maniera forte, quasi a provocarmi: “Ma che senso ha, oggi, diventare prete?”.

Mi pare di poter rispondere un po’ così: viviamo in un tempo in cui tutto è liquido, provvisorio, in cui l’idea stessa del “per sempre” sembra di difficile realizzazione, e diventa un’illusione. In questo contesto, diventare prete può sembrare un gesto fuori dal tempo. E invece, per me, è proprio un atto di fiducia. È dire: l’amore di Dio ha ancora qualcosa da dire all’uomo di oggi. Può sembrare uno slogan imparato in Seminario e inculcato come un dogma... E invece, proprio nelle gioie, ma soprattutto nelle fatiche del cammino di ricerca vocazionale, ho sperimentato in prima persona quanto sia vera quest’affermazione.

Tra l’altro, quest’anno mi è stato chiesto un impegno importante: l’insegnamento. Infatti, a settembre ho iniziato ad insegnare Religione cattolica all’Istituto Canossiano “Madonna del Grappa” di Treviso. Questo mi ha portato a toccare con mano, per esempio, che sono davvero tanti i giovani assetati di vita, di valori autentici, di volontà di indirizzare la propria vita verso una pienezza più grande. E questo mi porta a dire che il “per sempre”, forse, poi, non è così fuori moda come possiamo pensare.

E allora, cosa significa diventare prete oggi? Per me significa credere che anche in questo tempo così complesso, il Vangelo può ancora scaldare il cuore, aprire strade nuove, rialzare chi è caduto. Significa esserci, semplicemente, per annunciare che la speranza non è morta. Che Dio continua a scommettere su ognuno di noi. E che il suo amore non passa mai di moda.

I DETTAGLI SULLA CERIMONIA DI SABATO 24 MAGGIO

In cattedrale, a Treviso, sabato 24 maggio, a partire dalle ore 15.30, celebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo, con il rito di ordinazione presbiterale di don Mattia Gardin, originario di Liedolo di San Zenone degli Ezzelini e in servizio pastorale a Salzano. La celebrazione sarà trasmessa in diretta streaming nel canale Youtube della diocesi.

Per quanto riguarda la viabilità per arrivare in cattedrale (Treviso sabato 24 sarà toccata dal Giro d’Italia), non ci sono limitazioni al traffico proveniente da sud, dalla rotonda di San Lazzaro e da ovest (rotonda delle Stiore, viale Montegrappa).

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