Penso che molti, come me, siano rimasti inizialmente un po’ sorpresi dalla elezione al pontificato del...
Le “cose nuove” di papa Leone

Digerita la notizia del primo Papa nord americano, ma soprattutto agostiniano, l’attenzione dell’opinione pubblica si è spostata subito sui primi “segnali” del nuovo pontificato, a partire dal nome. Presentandosi alla Chiesa e al mondo come “figlio di Agostino”, Leone XVI ha citato una delle frasi più celebri del vescovo di Ippona: “Con voi cristiano, per voi vescovo”. Questa formula presenta bene il servizio dell’autorità, caratterizzato dalla vicinanza e comunione al popolo (“con voi”) e dall’impegno a favore di esso (“per voi”). La frase appartiene a un celebre testo del vescovo di Ippona, conosciuto come Discorso 340, pronunciato in occasione dell’anniversario della sua consacrazione episcopale. Agostino, da buon conoscitore del mare, aggiunge un’interessante immagine: “Quel nome è segno dell’incarico ricevuto, questo della grazia; quello è occasione di pericolo, questo di salvezza. Infine, quasi trovandoci in alto mare, siamo sballottati dalla tempesta di quell’attività: ma ricordandoci che siamo stati redenti dal sangue di lui, con la serenità di questo pensiero, entriamo nel porto della sicurezza; e, nella grazia che ci è comune, troviamo riposo dall’affaticarci in questo personale ufficio”. Sono parole che vengono da lontano, ma che trovano una certa attualità se riferite alla “questione sociale”, che nella storia ha prodotto notevoli “tempeste” con relativi “sballottamenti”.
L’Ia come nuova “questione sociale”
Leone XIV ha esplicitamente detto di aver scelto di chiamarsi così perché papa Leone XIII, con la storica enciclica Rerum novarum (1891) affrontò di petto “la questione sociale nel contesto della prima grande rivoluzione industriale”. Oggi la Chiesa e l’umanità sono di fronte a molte sfide, tra le quali spicca quella legata alla rivoluzione digitale, in particolare “agli sviluppi dell’Intelligenza artificiale, che comportano nuove sfide per la difesa della dignità umana, della giustizia e del lavoro”. Il riferimento esplicito non lascia spazio ai fraintendimenti e si colloca nella scia del magistero recente della Chiesa che si è già pronunciata su questo fenomeno sociale in modo autorevole con la Nota “Antiqua et nova” sul rapporto tra intelligenza artificiale e intelligenza umana, pubblicata il 28 gennaio di quest’anno e firmata da due Dicasteri vaticani di peso: il Dicastero per la Dottrina della Fede e il Dicastero per la Cultura e l’Educazione (vedi il commento su Vita del Popolo del 9 febbraio 2025, a pagina 3). Ciò significa che si “gira pagina” rispetto al magistero di papa Francesco, con la sua attenzione ai migranti e agli “scartati”, come qualcuno vorrebbe? Lo si capirà a partire dalle scelte concrete. Certe sono due cose: che un Papa governa attraverso le scelte concrete, oltre che con il magistero delle parole, e che la rivoluzione legata allo sviluppo dell’Intelligenza artificiale può alimentare una “cultura dello scarto” tanto quanto favorire lo sviluppo integrale dell’umanità.
L’incertezza del futuro
Certamente non si tratta tanto di “salvare l’umanità dall’Ia”, come frettolosamente e apocalitticamente inteso da qualcuno, quanto di garantire i giusti diritti ai lavoratori e salvaguardare la dignità umana da ogni possibile forma di abuso. Certamente alcuni posti di lavoro progressivamente scompariranno, ma ce ne saranno di nuovi. Secondo il World economic forum, l’automazione eliminerà 92 milioni di posti, ma ne creerà 170 milioni di nuovi. La tecnologia digitale non dovrebbe creare una generazione di miseria, ma nuove opportunità anche nelle professioni di alto livello cognitivo, tipiche di figure come avvocati, medici, ingegneri e consulenti. Alcuni dei loro compiti possono essere parzialmente automatizzati, ma è difficile pensare a una sostituzione completa. Probabilmente l’Ia non sostituirà, ma affiancherà il lavoro di queste figure, assumendosi compiti tecnici, analitici o ripetitivi, mentre la parte decisionale, creativa o relazionale, dovrebbe rimanere umana. Il condizionale è d’obbligo, perché il futuro appare ancora incerto, ma la scelta di campo da parte di papa Leone è chiara ed è orientata alla difesa dell’“autentica umanità” e della “vera sapienza” di cui la Chiesa è testimonianza viva nella storia.