Sentiamo anche il dovere di segnalare la difficile e a volte critica situazione in cui versa oggi nel...
El Salvador: sempre più vicini alla dittatura

Aveva promesso di eliminare la violenza delle gang, con il pugno di ferro, ma, in pochi anni, ha fatto ripiombare il piccolo El Salvador in una “vera e propria dittatura”. A parlare, in forma anonima, è una fonte ecclesiale di origini venete. Un racconto dettagliato, il suo, sull’attuale situazione del Paese, dove Bukele, nella sua lotta alla criminalità, ha fatto incarcerare oltre 100 mila persone, su una popolazione di poco più di 6 milioni di abitanti. “Basta, spesso una denuncia anomima, e si finisce dentro, in istituti penitenziari stipati all’inverosimile, sulle cui condizioni sono più volte intervenuti diversi organismi internazionali. 8 mila persone sono state, poi, liberate, perché non c’entravano nulla. Molti detenuti, poi, sono morti, alcuni spariti nel nulla”.
Come ci viene spiegato, la divisione dei poteri è, ormai inesistente, “il sistema giudiziario è controllato dal Governo, il Parlamento è fatto in gran parte da deputati che votano a comando, la stampa cosiddetta indipendente è asservita”.
Eppure, Bukele piace molto alpresidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che lo ha invitato al suo insediamento. E non ha esitato a “spedire” nel Paese centroamericano alcuni detenuti venezuelani arrestati negli Usa e accusati di narcotraffico, successivamente, fatti tornare al Paese d’origine.
Nei mesi scorsi, il Paese è tornato indietro anche rispetto a una legge che era stata approvata dopo un’iniziativa popolare coordinata dalla Chiesa. Il provvedimento proibiva nuove attività minerarie intensive nel Paese, ma il Governo è tornato indietro anche su questo. Il rischio è che l’acqua inquinata dagli impianti minerari, defluisca verso la pianura, dove vive la maggioranza della popolazione salvadoregna.
Eppure, Bukele pare godere di un forte consenso tra i cittadini, i quali peraltro, hanno poche occasioni di sentire voci critiche. Così, è passata senza grosse proteste la recente riforma costituzionale, che consente all’attuale presidente la rielezione indefinita. Bukele è già al secondo mandato, dopo aver già modificato la Costituzione, che prevedeva, inizialmente, un solo mandato presidenziale. Ad alzare la voce, in questo scenario, soltanto qualche ong e la Chiesa, in particolare il cardinale Gregorio Rosa Chávez, vescovo ausiliare emerito di San Salvador, già segretario di mons. Oscar Romero, che ha recentemente affermato: “Il mondo che vogliamo ci viene negato. È un mondo in cui vogliamo vivere la democrazia, che presuppone dialogo, rispetto della dignità umana, tolleranza nei confronti dei nostri diritti umani, essere un popolo libero. Molti di noi non si sentono liberi in El Salvador”. E ha aggiunto: “Quale Paese vogliamo noi, quale Paese vuole Dio? Uno in cui ci sia comunione con Dio, tra di noi come fratelli, una società giusta, fraterna, solidale, in pace. Questo è il progetto di Dio. Questo progetto è molto malconcio in questo momento”. Si è chiesto il porporato: “Cos’è la massa? Il mucchio di gente che più è alienata e ignorante, meglio è. Cos’è il popolo? La comunità organizzata dove tutti cercano il bene comune. Questo è ciò che vogliamo essere noi”.