venerdì, 17 ottobre 2025
Meteo - Tutiempo.net

Marocco in piazza

Si accende, in molte città del Paese nordafricano, la protesta della Generazione Z. I giovani, che si organizzano attraverso i social network, chiedono sanità, scuola e lavoro, invece degli stadi, in costruzione per i Mondiali del 2030

La Generazione Z è tornata in piazza nelle ultime due settimane anche in Marocco. Le proteste dei giovani sono partite online, come accaduto in altri Paesi (dal Nepal al Bangladesh, dalla Serbia al Madagascar), attraverso la piattaforma di gioco Discord. Le manifestazioni, iniziate il 27 settembre scorso, sono nate da un malessere profondo fra i giovani marocchini, stanchi dell’inefficienza del sistema sanitario e scolastico, dall’elevato tasso di disoccupazione giovanile e da sentimenti di marginalizzazione sociale. Nonostante la mancanza di permessi ufficiali si stanno susseguendo anche in aree periferiche, come Oujda e Inzegane, fino a coinvolgere Marrakech, le città costiere di Salé, Tangeri, Casablanca e la capitale Rabat. In molte di queste, gli scontri con la polizia sono stati a tratti violenti con lanci di pietre, assalti a banche e incendi di veicoli. Un movimento non organizzato, che porta la sigla Gen Z 212, dove il numero sta a indicare il prefisso telefonico del Marocco, che reclama attenzione su scuola, sanità, lavoro e sulle prospettive incerte del Paese.

Per ora, la monarchia marocchina viene risparmiata dagli slogan delle proteste, che prendono di mira la classe politica e la gestione del Paese. Nel 2011, il re Mohammed VI era riuscito a bloccare sul nascere la “primavera” locale con delle riforme costituzionali. Stavolta, però, è malato e finora è rimasto in silenzio. Abbiamo intervistato Merieme Maskar, 33 anni, componente dell’Associazione marocchina per i diritti umani (Amdh) e con una laurea magistrale in ambito economico.

Da qualche settimana, sono in corso proteste di piazza in Marocco contro il Governo. Quali sono le ragioni?

Le ragioni delle proteste derivano dal deterioramento del sistema sanitario in Marocco. Poche settimane prima dell’inizio del movimento, otto donne sono morte durante il parto in un ospedale pubblico nella città di Agadir. In un altro episodio, una donna anziana si è recata in un ospedale pubblico di Taza per sottoporsi a una Tac, ma le è stato assegnato un appuntamento due anni dopo. Questi due eventi riflettono chiaramente il grave declino della qualità dei servizi sanitari nel Paese, ma anche raccontano di un “Marocco a due velocità”, fra i residenti più agiati delle città economicamente dinamiche e il resto del Paese, soprattutto rurale, a rimorchio fra sacche di povertà.

Eppure, le proteste pacifiche contro le condizioni economiche e sociali sono ricorrenti in Marocco, ma quelle in corso appaiono le più dure degli ultimi 10 anni. Cosa sta cambiando nel Paese?

Le condizioni sociali si sono deteriorate di anno in anno e i giovani sono i primi a soffrire di questa situazione. Non possono più rimanere in silenzio per sempre. Inoltre, l’ondata globale di proteste ha raggiunto anche il Marocco.

Quali cambiamenti chiedono i giovani al Marocco?

Le richieste dei giovani sono legittime: chiedono di porre fine alla corruzione e di riformare i settori dell’istruzione e della sanità.

Uno degli slogan delle proteste è: “Gli stadi ci sono, ma dove sono gli ospedali?” Eppure, il Marocco si prepara ad ospitare la Coppa d’Africa nel 2026 e la Coppa del Mondo nel 2030. Potrebbe spiegarne le ragioni, visto che il calcio è lo sport più popolare?

I giovani sono diventati più consapevoli dell’importanza della salute e dell’istruzione. Come possono rallegrarsi di ospitare la Coppa d’Africa o la Coppa del Mondo, mentre le loro famiglie soffrono di malattie, non possono ricevere cure adeguate negli ospedali pubblici o quando le loro madri e sorelle rischiano la vita durante il parto? Per questo motivo, i giovani preferiscono che il denaro speso per costruire gli stadi venga utilizzato per costruire e attrezzare gli ospedali.

La disillusione giovanile e le diseguaglianze persistenti fanno pensare che la protesta possa continuare e ampliarsi, ma la repressione delle autorità non rischia di irrigidire ulteriormente il quadro?

Naturalmente, la repressione delle proteste da parte dello Stato non li ha scoraggiati; ha solo rafforzato la loro determinazione e risolutezza. Quando lo Stato si è reso conto che l’approccio basato sulla repressione violenta non era la soluzione, si è ritirato dall’uso della forza.

Visto da fuori il Paese, la posta in gioco sembra non riguardare solo il miglioramento dei servizi pubblici, ma la tenuta stessa dell’autorità statale in un regno dove il consenso non è più scontato. Vi è una richiesta di maggiore libertà, partecipazione democratica e giustizia sociale?

Certamente. Infatti, i giovani chiedono anche la caduta della corruzione, riferendosi all’attuale governo corrotto, e l’impegno contro ogni forma di corruzione nel Paese. Tra gli slogan che scandiscono ci sono quelli del 2011: “Libertà, dignità e giustizia sociale”. Ciò riflette il loro desiderio di ottenere giustizia nella loro patria e di avere la libertà di esprimersi e vivere senza restrizioni o leggi che limitano la loro libertà.

Ci sono, quindi, dei collegamenti tra le proteste attuali e l’esperienza del “20 febbraio 2011”, che rappresentò un momento cruciale nella storia politica contemporanea del Marocco?

Sì, c’è un chiaro collegamento tra le proteste attuali e il movimento del 20 febbraio 2011. Molti dei giovani che partecipano oggi traggono ispirazione dagli slogan e dalle rivendicazioni fondamentali di quel periodo. Tuttavia, a differenza del 2011, la nuova generazione si affida maggiormente ai social media per organizzare ed esprimere le proprie rivendicazioni, e la sua consapevolezza politica e sociale si è approfondita a causa dei fallimenti accumulati e delle crescenti disuguaglianze sociali. In altre parole, ciò che sta accadendo oggi può essere visto come una continuazione dello spirito del 20 febbraio 2011, ma in un contesto nuovo e più complesso, che riflette la delusione per la mancanza di vere riforme e il calo della fiducia nelle istituzioni politiche.

SEGUICI
EDITORIALI
archivio notizie
09/10/2025

Sentiamo anche il dovere di segnalare la difficile e a volte critica situazione in cui versa oggi nel...

TREVISO
il territorio