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Arcade, il crocifisso ritrovato

Nella solennità di Cristo Re, la comunità di Arcade ha potuto ammirare il crocifisso ligneo seicentesco, proveniente dalla chiesa distrutta dai bombardamenti del 1917, appena restaurato e ricollocato ai piedi della gradinata del presbiterio, dopo l’intervento conservativo durato più di due mesi, opera dell’affermata restauratrice Edda Zonta

Nella solennità di Cristo Re, la comunità di Arcade ha potuto ammirare il crocifisso ligneo seicentesco, proveniente dalla chiesa distrutta dai bombardamenti del 1917, appena restaurato e ricollocato ai piedi della gradinata del presbiterio, dopo l’intervento conservativo durato più di due mesi, opera dell’affermata restauratrice Edda Zonta che aveva già curato il restauro della statua di S. Maria Assunta e della statua lignea processionale della Madonna del Rosario. Dopo la benedizione e intronizzazione del crocifisso, durante la messa della comunità, nel pomeriggio, si è tenuta, in chiesa, la presentazione della scultura restaurata a opera della restauratrice, che ha ripercorso i vari step di recupero e conservazione del pregiato manufatto, realizzati impiegando metodiche e strumentazione sofisticate come i raggi infrarossi, il microscopio, lampada di Wood.

In costante dialogo con l’Ufficio diocesano per l’arte sacra, e con la Sovrintendenza delle belle arti del Veneto, la restauratrice ha ridato cromaticità e luce alla scultura, restituendole l’originario valore artistico e accrescendo l’impatto emotivo sui fedeli, che così possono osservare nei particolari rivitalizzati la sofferenza di Gesù, morto per amore attraverso il supplizio infamante della croce.

La presentazione storico-artistica, a opera del direttore dell’ufficio diocesano, don Paolo Barbisan ha dato modo ai presenti non solo di collocare l’opera sulla linea del tempo, ma soprattutto di ricavarne una lettura teologico-esperienziale, che parla al vissuto della comunità credente. “Lo sguardo del Crocifisso appartiene a tutti - ha osservato don Paolo - e ci fa comprendere come uno strumento di morte diventi il segno dell’amore più grande, per far nascere una società basata sull’amore generativo”.

Il crocifisso seicentesco, attribuito allo scultore trentino Francesco Terilli, ha potuto essere restituito al suo splendore, grazie alla generosità dei coniugi Gino Ferretto e Rita Zussa, che già avevano reso possibili i restauri della statua di santa Maria Assunta e della Madonna del Rosario.

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