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San Donà può diventare una città più accessibile



Si è svolto, nel corso dell’ultimo fine settimana, al parco Agorà di San Donà di Piave, la quinta edizione del festival R-esistenze. Nel corso della due giorni, che ha tra gli altri avuto come ospiti Alessandra Vello, (presidente dell’associazione Anffas di S. Donà di Piave) e Barbara Golfetto (consigliera dell’associazione dei ciechi e ipovedenti di Venezia), un interessante intervento è stato dedicato alla mobilità urbana per le persone con una qualche forma di disabilità.
Per queste persone, infatti, le città sono piene di ostacoli e insidie, come le barriere architettoniche ancora presenti, o i parcheggi sopra le strisce pedonali. Diventa, quindi, necessario diffondere una nuova attenzione, in modo che la comunità adotti accortezze che permettano a tutti di muoversi in sicurezza. Accortezze dalle quali traggono vantaggio non solo le persone con disabilità, ma la cittadinanza tutta, a patto che venga fatta loro la giusta manutenzione.
“La mobilità delle persone con disabilità, a San Donà di Piave, richiede tante piccole attenzioni che però possono fare veramente la differenza - ci spiega Alessandra Vello -. In numerose piste ciclopedonali della città, ad esempio, la segnaletica orizzontale, molto importante per le persone ipovedenti o con difficoltà cognitive, risulta sbiadita, causando in queste persone un senso di insicurezza. Un altro problema riguarda il recente trasferimento in via Calnova (un’importante strada di periferia della città, ndr) di uffici in cui si recano abitualmente persone con disabilità. Per raggiungere questi uffici, dedicati, per esempio, agli adulti e all’inserimento lavorativo, le persone con disabilità sono costrette ad attraversare un tratto di strada molto pericoloso, nel quale le macchine sfrecciano a forte velocità”.
Vello, quindi, lancia un appello: “Chiediamo che venga disposto un semaforo a chiamata, per rendere più sicuro l’attraversamento per tutti. Vi sono, poi, due iniziative da rilanciare. La prima riguarda un progetto di qualche anno fa, condotto da una professoressa dell’istituto Alberti, che aveva creato, attraverso una serie di pittogrammi presenti su marciapiedi e ciclopedonali, dei percorsi ad hoc per persone con disabilità, che connettevano i principali luoghi della città. Il tempo, purtroppo, ha cancellato questi pittogrammi, che andrebbero, quindi, ripristinati. Inoltre, la città aveva approvato, nella primavera del 2023, il piano Pedam per la rimozione delle barriere architettoniche, che tuttavia, non è stato più sviluppato da allora”, conclude Vello.
Per Golfetto, “le Amministrazioni comunali sono importanti, per renderci indipendenti nel muoverci nella città, ma tutti quanti, con i nostri comportamenti, siamo responsabili. I singoli, infatti, possono fare molto; non solo evitare di parcheggiare in corrispondenza delle strisce pedonali, ma anche capire che il bastone con cui ci muoviamo, per noi, è importantissimo. I percorsi pedotattili sono essenziali e, per questo, vanno progettati con la massima cura. Inutile, poi, posizionarci sopra dei cestini o farli finire nel nulla. Con queste piccole accortezze, la città diventa per noi maggiormente accessibile e questo ci rende autonomi”.
Ci sono città in Italia, come Trieste, che adottano queste buone pratiche; ma anche Varsavia, che per le persone cieche e ipovedenti ha dimostrato maggiore attenzione rispetto alla media italiana.
“Siamo soddisfatti per aver dialogato con nuove realtà come Anffas e aver riflettuto di questi valori, come l’inclusione e la vivibilità delle nostre città, a noi molto cari e presenti nella nostra Costituzione, in un momento così tragico come questo”, ci spiega Fabio Niero, presidente dell’Anpi (Associazione partigiani) sandonatese, a conclusione della due giorni.
La delicata situazione internazionale è entrata a gamba tesa nel festival, attraverso la lettura di un comunicato di condanna dell’Anpi, a seguito le azioni militari di Israele e Stati Uniti d’America contro l’Iran.