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Generazioni a confronto: senza dignità nel lavoro non c'è futuro

Nonno e nipote ragionano insieme: così non può più andare, che le cose devono cambiare, a partire dal lavoro, se si vuole che ci siano ancora case, famiglie, bambini che nascono e non solo anziani da accudire

14/10/2021

Qualche giorno fa un giovane stava ragionando con suo nonno della vita.

Il primo, appena laureato e “masterizzato”, al momento disoccupato, con il secondo, quinta elementare e pensionato, dopo una vita di lavoro e famiglia. Suo nonno agli inizi degli anni ’60 faceva il garzone in una bottega del centro di Treviso e, calcolando il costo della vita di allora, si portava a casa circa tre mila euro mensili di adesso per cui alla svolta dei venticinque anni era stato ben felice di sposare quella ragazza che faceva la sartina per un negozio in Calmaggiore.

La ragazza, che ora è la nonna sempre in gamba del giovane in questione, avrebbe potuto lasciare il lavoro col matrimonio ma, col secondo stipendio, avrebbero potuto costruire la casa per la loro famiglia in pochi anni di sacrifici e senza mutuo, cosa che fecero. E poi c’erano i loro genitori disposti a dare una mano con i figli che sarebbero arrivati, come fu. Nonno e nipote hanno quindi fatto insieme le seguenti considerazioni: davvero i giovani di oggi farebbero scelte valoriali così diverse dai loro nonni se ci fosse lavoro, e lavoro pagato dignitosamente, come nell’Italia di quegli anni? E gli stipendi di oggi consentono di fare i sacrifici di un tempo per costruirsi una casa e una famiglia o creano, in realtà, il consumatore ideale, quello che vive ancora in famiglia ma, se va bene, si paga l’auto e lo smartphone a rate nell’illusione che questo spendere per ciò che non resta sia libertà?

Entrambi erano d’accordo che così non può più andare, che le cose devono cambiare, a partire dal lavoro, se si vuole che ci siano ancora case, famiglie, bambini che nascono e non solo anziani da accudire. Ma come è bello, credo, che ci siano generazioni distanti ma d’accordo, che si stimano e incoraggiano a vicenda! Giovani che prendono coscienza che l’assenza di dignità nel lavoro toglie progettualità alle persone che quindi campano alla giornata spendendo quel poco per il vano e adulti, anzi anziani, che non nascondono l’invidia per la vitalità altrui con le consuete narrazioni “noi sì che eravamo bravi, noi sì che facevamo sacrifici, noi sì che avevamo voglia di lavorare, noi sì che avevamo certi valori”. Adulti che non dicono “porta pazienza” rispetto a palesi ingiustizie come se questa pazienza fosse virtuosa, ma “renditi conto, è la tua vita e il futuro del mondo, non mollare”. Nel frattempo, dall’Inghilterra, l’ennesimo ragazzo veneto racconta : “Qui al lavoro mi chiedono se conosco persone che hanno bisogno di lavorare, ma dove le trovo se c’è la Brexit?”.

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