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Rapporto statistico del Veneto, il modello ora è in bilico
una demografia in caduta,
un sistema scolastico
in contrazione e un’economia meno brillante. Le province
di Treviso e Venezia chiamate ad affrontare sfide comuni

Il Veneto resta tra le regioni più forti d’Italia, ma le fondamenta su cui si è costruito il suo “modello” cominciano a mostrare segni di fragilità. Dal “Rapporto statistico regionale 2025 - Il Veneto si racconta, il Veneto si confronta” realizzato dal Sistema statistico della Regione Veneto, pubblicato lo scorso 3 luglio, emergono con chiarezza tre fronti critici: una demografia in caduta, un sistema scolastico in contrazione e un’economia meno brillante. Le province di Treviso e Venezia, seppur differenti per vocazione e struttura, affrontano sfide comuni. Nell’analisi che segue alcuni dati, relativi a produttività e salari, sono integrati da Istat, Inps, Banca d’Italia.
Crescita debole, meno imprese, il turismo traina
Il Pil regionale ha segnato nel 2024 una crescita modesta (+0,5%), con un lieve miglioramento previsto per il 2025 (+0,8%). La ricchezza pro capite del Veneto, 41.555 euro, resta superiore alla media nazionale del 12%.
Il tessuto imprenditoriale rallenta. Al 31 dicembre 2024, il Veneto contava 418.367 imprese attive, in calo dello 0,9% rispetto all’anno precedente. Le flessioni maggiori si registrano nei settori trainanti: commercio (-2,6%), trasporti (-2,4%), agricoltura (-2,2%) e manifattura (-2,0%). Venezia ha visto un calo nel manifatturiero (-1,3%) e nel commercio (-2,6%), compensato, solo parzialmente, dai servizi.
Treviso mostra segnali simili, ma si distingue per una maggiore resilienza, grazie alla tenuta dell’imprenditoria familiare e di nicchia. Un punto di forza rimane il turismo. Nel 2024 le presenze turistiche in Veneto sono cresciute del +2,2% (73,4 milioni), superando i livelli pre-Covid. Venezia ha totalizzato oltre 38 milioni di presenze, con un +1,8% rispetto al 2023, ma il dato più interessante arriva da Treviso: +3,8% di presenze, trainate da un’offerta culturale, naturalistica e sportiva sempre più apprezzata.
Export in ripresa,ma salari in affanno
Nonostante la debolezza del mercato interno, le esportazioni venete sono cresciute dell’8,5% nel 2023, superando i 75 miliardi di euro, trainate soprattutto dai settori meccanico, alimentare e moda. Ma il 2024 ha segnato una battuta d’arresto: -1,8% complessivo, con cali nei comparti chiave (macchinari, metalli, mezzi di trasporto). A soffrire di più è stata Venezia, dove l’export ha segnato un -2,3%, mentre Treviso ha limitato i danni grazie al dinamismo di alcune filiere come l’arredo e il vino.
Parallelamente, si registra un aumento della produttività per ora lavorata (+1,4% nel 2024), ma questo non si traduce in un miglioramento dei salari reali. Dal 2020 al 2024 i salari lordi medi in Veneto sono diminuiti in termini reali del 3,2%, penalizzati dall’inflazione e dalla stagnazione contrattuale. Un’altra tendenza preoccupante riguarda la composizione del mercato del lavoro: i lavoratori under 45 sono diminuiti del 12% negli ultimi dieci anni, mentre cresce la quota di occupati over 55.
Questo squilibrio generazionale è particolarmente marcato nei settori tecnici e manifatturieri, dove si fatica a trovare manodopera giovane qualificata. Si tratta del lavoro “povero”: nel 2024 il 13,9% degli occupati veneti era impiegato in part time involontario, con punte del 18% tra le donne e del 20% tra i giovani sotto i 29 anni. Si tratta, spesso, di contratti a bassa stabilità e con retribuzioni non sufficienti a garantire autonomia, soprattutto nei centri urbani.
La demografianon si rialza
La popolazione del Veneto al 1° gennaio 2024 era di 4.852.216 persone, con un lievissimo aumento annuale di +0,05% dovuto solo al saldo migratorio positivo. Il saldo naturale (nati meno morti) è costantemente negativo: nel quadriennio 2020-2023 ha toccato il -1,2. Le previsioni indicano una diminuzione di circa 150 mila abitanti da qui al 2050. Il dato che allarma di più è quello legato alla struttura per età: nel 2024, gli under 18 sono solo il 15,3% della popolazione, contro un 24,1% di over 65. L’indice di vecchiaia nella provincia di Venezia è tra i più alti della regione. Nonostante ciò, il Veneto si conferma attrattivo per chi si trasferisce da altre regioni (+5.885 persone nel 2023) e dall’estero (+19.104). Chi arriva ha in media un titolo di studio medio-alto, ma non basta a invertire la rotta della “crisi generazionale”.
Scuola calano gli iscritti, crescono i tecnici
La scuola dell’infanzia e la primaria registrano una progressiva diminuzione degli iscritti. Nell’anno scolastico 2023/24 in Veneto il 44,7% degli studenti è iscritto ai licei, il 37,6% agli istituti tecnici e il 17,8% ai professionali. Gli istituti tecnici (soprattutto indirizzo tecnologico) sono in crescita, con oltre 78 mila studenti, mentre i professionali continuano a perdere attrattività.
Treviso si distingue per una buona tenuta degli istituti tecnici e per la vivacità dei percorsi Its post-diploma. A Venezia, invece, si segnala un calo di iscrizioni nei quartieri storici, con impatto visibile sulle scuole primarie e secondarie. Anche la scuola inclusiva fatica a decollare: solo il 40,8% degli istituti è accessibile a studenti con disabilità motorie, in linea con la media nazionale.
Serve una nuova visione
Il “modello Veneto” appare oggi in bilico. La ricchezza media resta elevata, ma non si distribuisce in modo uniforme. Il calo demografico, la precarizzazione del lavoro e l’erosione salariale mettono a rischio la coesione sociale. Le imprese chiedono giovani con competenze tecniche, ma la popolazione giovane cala e molti laureati se ne vanno.